«Siamo in grado di misurare scientificamente l’impatto del web e dei social nella diffusione di certe bufale alimentari in rete. I risultati sono tremendi. Ma spiazzante è anche il fatto che la classe scientifica e gli operatori della salute non siano ancora in grado di utilizzare i medesimi strumenti per raggiungere la stessa platea di chi diffonde il falso».

Non usa mezzi termini Silvana Hrelia, docente di biochimica al Dipartimento di Qualità della vita dell’Alma Mater di Bologna, in trincea da anni contro le fake news sul cibo e le diete.

Hrelia, spesso anche il linguaggio delle bufale è scientifico. Come riconoscere i falsi?

«Diffidando da chi propone ricette imbattibili, soluzioni facili, tempi brevi, minimo sforzo. Non esiste una dieta uguale per tutti. Poi c’è che ti dice: per star bene basta eliminare questo, ad esempio il glutine. Falso.

Non esistono i celiaci?

«Certo che sì. Ma la gran parte dei consumatori abituali di prodotti gluten free sono persone che si autoproclamano sensibili al glutine, patologia che non esiste. Semmai si può esseri sensibili ai Fodmap, elementi che troviamo nei cereali ma anche in altri cibi. Perciò per eliminare il glutine, che è solo parte del problema, acquistano prodotti più cari e pieni di sostanze chimiche aggiunte per sopperire all’assenza di glutine, e in più rinunciano alle sostanze preziose contenute nei cereali».

Non tutti i cereali sono cattivi. Prenda il Kamut.

«Un’ottima idea del dottor Bob Quinn, che ha preso un tipo di grano iraniano, il Corasan, del genere Triticum a cui appartengono anche gli altri nostri grani, e lo ha impiantato in Montana, brevettandone i semi. E’ un grano, biologico e gustoso. Ma non è certo diverso dagli altri».

E il sale rosa dell’Himalaya, è un toccasana?

«Bello da vedere, per via del colore, indice della presenza di ferro. La quantità di ferro contenuta è però del tutto ininfluente. Se hai carenze di ferro occorrono integratori o carne rossa».

Carne rossa? Ma scherza?

«Chiariamo anche questo punto. Una ricerca ha stabilito che il consumo smodato di carni rosse e soprattutto insaccati fa scattare un campanello d’allarme per l’insorgenza di tumori nei soggetti già a rischio. La stessa ricerca dice che il consumo fino a 500 grammi a settimana fa parte di una dieta equilibrata. Se poi mangi una fiorentina al giorno sì, ti fa male».

E l’olio di palma?

«Un altro cortocircuito. L’incremento dei rischi di cui si parla è collegato al consumo di dosi smodate e per periodi prolungati. Ma dovremmo ingerirne quantità impensabili».

La crociata ha però spinto tutte le aziende a sostituirlo.

«Così possiamo continuare a far mangiare ai nostri figli merendine e biscotti, quando è proprio il consumo smodato di questi prodotti, e non l’olio di palma, il vero fattore di rischio per la salute. In più, per eliminare l’olio di palma, sono state inserite altre sostanze di certo non più salutari».

Alcuni yogurt liquidi ci curano davvero dal colesterolo?

«I fitosteroli con cui sono arricchiti quei prodotti riducono il colesterolo nel sangue, perché ne contrastano l’assorbimento. Ma non è certo una cura. In più i fitosteroli limitano l’assorbimento anche delle vitamine liposolubili: a lungo andare potremmo non avere fatto un buon affare».

E’ più sano lo zucchero di canna?

«E’ saccarosio grezzo, e non esistono evidenze sul fatto che il processo di raffinazione faccia male».

Meglio mangiare integrale?

«Finalmente una notizia vera. E in più la farina raffinata agisce maggiormente sul nostro indice glicemico: il diabete è la pandemia della nostra epoca».

Mangiare verdure crude è un toccasana?

«Vero per alcune, che da crude conservano meglio le loro caratteristiche nutrizionali. Ma i pomodori sono ricchi di licopene, un carotenoide importantissimo, che da crudo non assimiliamo».

Sempre meglio informarsi.

«C’è un libretto del Ministero della Sanità che smaschera in modo facile ed efficace 150 falsi miti su molti argomenti».

Intervista a cura di Simone Arminio, tratto da “Il Resto del Carlino” del 28 Maggio 2018.

Per approfondire sul tema dell’alimentazione puoi ascoltare l’intervento della Professoressa Silvana Hrelia presso il convegno “Come il cibo ci modifica“, cliccando qui.